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KID A MNESIA: RICORDI DA UN ALTRO FUTURO

10 Novembre 2021

La scorsa settimana è uscito Kid A Mnesia, una corposa riedizione degli album Kid A e Amnesiac dei Radiohead contenente rarità e nuovi inediti, tra cui i singoli If You Say The Word e Follow Me Around.
A distanza di poco più di vent’anni dalla loro uscita, le due opere gemelle – in quanto registrate, sostanzialmente, nelle medesime sessioni – rinascono in un unico corpo, pronte ad essere (ri)ascoltate in una dimensione comune. Prima di partire per l’avventura, però, è lecito porsi alcune domande: cosa significa ascoltare Kid A e Amnesiac nel 2021? E cos’aggiungono le tracce bonus aggiunte nella ristampa all’esperienza? Le risposte, naturalmente, sono insite nella musica.

Il video ufficiale di Follow Me Around, secondo singolo estratto da Kid A Mnesia.

Se una mattina mi trovassi al bar con un amico e, di punto in bianco, mi chiedesse: “Senti, ma come sono questi Kid A e Amnesiac che condividi ogni due per tre nelle storie su Instagram?”, io non potrei fare altro che rispondere “Belli, molto belli”. Una risposta del genere, per nulla esaustiva, scatenerebbe una tempesta di domande più infide: “Immagino, ma di che genere sono? Di cosa parlano?”. A quel punto sarei in difficoltà. Perché scrivere, discutere o anche solo blaterare di Kid A e Amnesiac non è una passeggiata. Dopotutto, si sta parlando di due dei dischi più acclamati e unici che la band di Oxford abbia mai composto.

Però si può fare. E a volte escono risultati sorprendenti, specialmente quelli che nascono da idee relativamente semplici. Esiste una serie di video molto simpatici, su YouTube, in cui i dischi dei Radiohead (o di un artista qualsiasi) vengono descritti tramite le scene di una serie tv, un cartone animato o uno show televisivo. Ecco uno dei miei preferiti.

I nove album dei Radiohead messi in scena dai film della Pixar. A Moon Shaped Pool è spaventosamente accurato.

Sono video ironici, eppure riescono a cogliere puntualmente alcune peculiari componenti dell’universo generato dai dischi, quali significati, interpretazioni, citazioni, stereotipi o addirittura l’umore che li pervade. Per inquadrare al meglio i due album, partirei proprio da queste divertenti caricature.

GEMELLI SEPARATI

Nel caso sopracitato, Kid A viene correlato al pensiero astratto di Inside Out, ove le protagoniste subiscono una trasformazione progressiva da corpi tridimensionali a sagome bidimensionali. Questa visione riassume perfettamente il processo di decostruzione e riassembramento che gli Oxoniensi adottarono durante la creazione dell’opera, in un momento cruciale della loro carriera. Dopo l’ottimo successo di critica e pubblico riscontrato da OK Computer, i Radiohead affrontarono uno stressante periodo di crisi creativa – in cui Thom Yorke venne investito dal blocco dello scrittore -, superandolo tramite una brusca rivoluzione del suono, lasciando a margine le istanze alt-rock e spostandosi su territori (da loro) inesplorati.

Kid A assume, quindi, la forma di uno strambo guazzabuglio di matrice prettamente elettronica, in cui si celano flash trip-hop, jazz e alcune reminiscenze rock tramandate dai lavori precedenti. Già con la stupefacente traccia d’apertura, Everything In Its Right Place, viene chiarita la direzione artistica: una melodia al sintetizzatore, strambe voci in background digitalmente alterate e liriche al limite dell’incomprensibile sono le chiavi per aprire le porte di una dimensione futuristica.

Una versione live di Everything In Its Right Place. Al pubblico bastano pochissime note per intuire di quale pezzo si tratta.

Dall’altro lato, l’essenza di Amnesiac viene catturata in un segmento del confronto topico tra la formica Flick e la cavalletta Hopper in A Bug’s Life. In questa scena si possono scorgere più elementi riferibili ad Amnesiac: il rosso delle fiamme – colore preponderante della copertina -, il clima torvo e opprimente, e una frase di Hopper (“No, I’m wrong“) che rimanda inevitabilmente al singolo promozionale I Might Be Wrong. Analogamente al fratello maggiore, Amnesiac trae la propria linfa vitale dall’elettronica, dal jazz e, naturalmente, dal rock. Il risultato, tuttavia, è alquanto diverso.

Ancora una volta, l’introduzione gioca un ruolo cruciale: Packt Like Sardines In a Crushd Tin Box, col suo beat in controtempo e un testo carico di disillusione, dà un assaggio di quella bizzarra confusione che sarà preponderante per tutto il disco. Il brano che meglio descrive Amnesiac, però, è forse Pulk/Pull Revolving Doors, un esperimento claustrofobico costruito su uno schema ritmico ossessivo. L’inquietante voce modificata di Yorke sembra perduta in un labirinto – come il Minotauro in copertina – mentre sussurra l’esistenza di fantomatiche porte di vario tipo, metafora delle molteplici scelte che accorrono nella vita di tutti i giorni. Come in un labirinto, in Amnesiac ci si perde tra istanti solenni (Pyramid Song) e assurde sperimentazioni (Like Spinning Plates), rimanendone felicemente incantati.

Il video ufficiale di I Might Be Wrong, singolo uscito esclusivamente negli Stati Uniti.

SEGNALI DAL FUTURO

In una recente intervista rilasciata al Guardian, Thom Yorke ha definito Kid A e Amnesiac rispettivamente come “dei messaggi urgenti lasciati nella segretaria di un telefono che nessuno ha mai ascoltato” e “un insieme di canzoni abbandonate nei cassetti di una vecchia cassapanca rimasta in soffitta“. Premesso che, in tutta onestà, sono dell’idea che solo ed esclusivamente gli scrittori conoscano la verità dietro ai loro componimenti e che ogni soggetto abbia un personalissimo punto di vista su ciò che ascolta, ritengo che le parole del frontman ben scandiscano la natura dei due gemelli.

Diversi input tematici ricorrenti di Kid A, sommati alla sua impronta avanguardistica, sembrano ricondurre ad un futuro distopico – ma neanche troppo, a dire il vero – in cui l’uomo si ritrova completamente svuotato della propria essenza e dei propri valori. In Optimistic, il testo senz’altro più esplico dell’album, viene dipinta l’immagine di una società divorata da un capitalismo sfrenato, cannibale; società nella quale ci si limita a sopravvivere, accettando passivamente la realtà. Quello dei Radiohead è un segnale di pericolo, un grido d’allarme, l’evoluzione digitale di quel (pre)sentimento alienante che infestava OK Computer e che aleggia tutt’ora nel periodo storico attuale.

Flies are buzzing round my head
Vultures circling the dead
Picking up every last crumb
The big fish eat the little ones
Big fish eat the little ones
Not my problem, give me some

You can try the best you can
The best you can is good enough

Optimistic

Amnesiac corrisponde all’altra faccia della medaglia, o all’altro lato dello specchio. É ciò che accadrebbe alla realtà di Kid A se quest’ultima implodesse su stessa: un mondo post-apocalittico governato dal caos e dall’anarchia. I racconti, le memorie e i miti di questa distopia abitano le soffitte di chi ascolta, come spettri pronti a rimembrarci le nefaste possibilità del nostro futuro.

Malgrado le differenze a livello di esposizione, Amnesiac risente per forza di cose dell’influenza del fratello maggiore. La cicatrice che segna visibilmente il legame tra i due dischi è Morning Bell: la nona traccia di Kid A, dolce nella sua tristezza, muta in un lamento rallentato che ben s’incastra nel contesto oscuro cui è inserito.
Inoltre, gli avvertimenti strillati in Kid A riecheggiano fortemente in episodi come Dollars and Cents e You And Whose Army?. I bersagli preferiti della penna di Yorke rimangono i politici, nella fattispecie l’ex Primo Ministro Tony Blair, rei di aver tradito il popolo e averlo condannato all’autodistruzione. Un singolo frangente, tuttavia, allude alla speranza: la già citata I Might Be Wrong vede il frontman riflettere sull’eventualità di aver sbagliato i propri calcoli, giungendo alla conclusione che ciò che è più giusto è avanzare, piuttosto voltarsi a scrutare i rimpianti.

I might be wrong
I might be wrong
I could have sworn I saw a light coming on
I used to think
I used to think
There was no future left at all
I used to think
[…]
Think about the good times and never look back
Never look back

I Might Be Wrong

MEMORIE PERDUTE

Concluso l’impegnativo viaggio dei gemelli, ci si ritrova davanti alla vera e propria novità. Il terzo LP di Kid A Mnesia racchiude, infatti, una serie di outtake e lati B mai rilasciati prima d’ora. Di fatto, aggiungono poco o nulla all’esperienza d’ascolto originale; alcuni di loro non sono altro che embrioni di creature mai venute alla luce (Untitled v1, v2 e v3). Ciononostante, altri mostrano alcune sfaccettature interessanti e, soprattutto, evidenziano quanto maniacale e dedita alla ricerca febbrile della perfezione fu la creazione dei due album; tanto da escludere piccole perle come queste.

Gli highlights più degni di nota sono indiscutibilmente Like Spinning Plates – “Why Us?” Version, cantata sull’ipnotica melodia al pianoforte che si era già sentita in alcuni live; Pulk/Pull – True Love Waits Version, un connubio apparentemente dissonante in cui le vocals melanconiche di Yorke si ritrovano ingabbiate nella prigione artefatta di Pulk/Pull; e, infine, If You Say The Word, inedito che emana un forte senso di costrizione, come se si fosse intrappolati dentro a qualcosa di indistinguibile, e il cui titolo suggerisce l’esistenza di una parola magica in grado (forse) di risolvere questo spinosa situazione.

Il video ufficiale di If You Say The Word, primo singolo estratto da Kid A Mnesia.

UN PROMEMORIA (A REMINDER)

A conti fatti, Kid A Mnesia è una buona release, non ricca come la precedente OKNOTOK del 2017 ma senza dubbio sufficiente a tenere a bada – almeno per un po’ – l’appetito dei fan. Rivivere opere come Kid A e Amnesiac, per indole proiettate al futuro, nel 2021 è un’occasione per riflettere su quanto sia (e non sia) identificabile la società umana odierna con quella descritta nei dischi. L’accelerazione esponenziale dal punto di vista tecnologico e la dipendenza spasmodica dai social network non fanno altro che confermare i timori di Thom Yorke sulla perdita dell’identità umana a favore di una sua variante digitale. Sulla stessa lunghezza d’onda scorgiamo le problematiche ambientali, o le guerre apparentemente infinite che cambiano semplicemente il luogo degli scontri. Questi, però, sono discorsi ancora più vasti e complessi di due album usciti all’inizio degli anni duemila. Ragioniamoci sopra, però.

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