tifosi della svizzera esultano
Disobeyart/Freepick

LA FAVOLA SVIZZERA E IL REVANCHISMO ANTIFRANCESE

30 Giugno 2021

Alla National Arena di Bucarest è andato in scena l’inimmaginabile. La modesta Svizzera ha battuto la Francia campione del mondo, eliminandola agli ottavi di Euro2020. L’andamento altalenante della gara, i gesti tecnici incantevoli e inaspettati e il finale a sopresa, l’hanno resa indubbiamente la partita più divertente di questo campionato europeo. Le reazioni, in Italia ma non solo, hanno unito stupore, nazionalismo e quel romanticismo tipico di quando Davide batte Golia. Probabilmente l’era Dechamps, CT della Francia, è terminata, quella del revanchismo antifrancese no.

L’andamento del match

Il 3-4-2-1 degli elvetici ha imbrigliato il talento dei transalpini, spesso imprecisi in fase difensiva. Il gol di Seferovic arriva presto, al quindicesimo, ma ciò che balza all’occhio è il lassismo della difesa tanto sulla trequarti, quanto nella non marcatura in area del catalano Langlet. La Francia nel primo tempo non alza il ritmo, la prova è che il più pericoloso nella metà campo offensiva è Rabiot. Non proprio un fantasista veloce e spregiudicato.

Gli esterni Widmer, vecchia conoscenza del calcio italiano, e Zuber sono inaspettatamente padroni delle fascie di competenza. Tanto è vero che quest’ultimo, dopo l’assist confezionato nel primo tempo, brucia in area di rigore Pavard, che concede un penalty alla Svizzera a inizio secondo tempo. Quando Ricardo Rodriguez, reduce da anni non proprio gloriosi passati tra Milan e Torino, si presenta sul dischetto e si fa parare la conclusione da Lloris, sembra che la partita cambi improvvisamente verso. Il talento di Benzema infiamma la partita e nel giro di meno di due minuti la ribalta con due reti, la prima delle quali è frutto di un meraviglioso controllo in corsa di tacco, che permette al franco-algerino di insinuarsi tra i due difensori centrali e di insaccare il pallone in rete. Al settantantacinquesimo Pogba, reduce da una partita di grande personalità, incanta il pubblico con un tiro da fuori area a giro che finisce dritto nel sette, alle spalle di un incolpevole Sommer.

La partita sembra aver preso la sua direzione, la Francia dei campioni sembra essere destinata a passare il turno. Ma la forza di volontà e la convinzione della squadra di Petković è a dir poco encomiabile. Accorciate subito le distanze con un altra rete di Seferović, stavolta sul traversone di Mbabu subentrato a Widmer, la Svizzera si riversa con tutte le forze rimaste nella metà campo offensiva. Praticamente allo scadere, un passaggio filtrante delizioso di Xhaka imbecca Gavranović, che mette a sedere Kimpembè e ribadisce in rete con precisione chirurgica. La National Arena di Bucarest esplode. Rimonta completata.

Supplementari e rigori mandano la Svizzera in paradiso

Dopo il brivido nei minuti di recupero del secondo tempo, quando Coman stampa sulla traversa un tiro violentissimo, nei supplementari il ritmo cala sensibilmente. É proprio l’ala del Bayern il più pericoloso in campo. Infatti mette in ottime condizioni di segnare sia Pavard, il cui tiro viene parato miracolosamente da Sommer, sia Mbappè. La stella del PSG si divora anche un gol a pochi metri dalla porta, dopo un’imbucata di Pogba, e si oppone involtariamente a una pericolissima conclusione di Giroud.

Ai calci di rigore la freddezza dei tiratori è incredibile, segnano i primi quattro di entrambe le squadre. Al momento decisivo Mehmedi spiazza Lloris e Mbappè si fa ipnotizzare da un Sommer sontuoso, che suggella così una grande partita. Il francese invece, dopo l’assist per il primo gol di Benzema e il tacco dà il via al secondo, risulta il peggiore dei suoi. Tra avere un enorme talento e sfuttarlo per essere decisivo, agli europei così come in Champions, c’è uno iato non indifferente. Ma ciò che conta, alla fine, è che la Svizzera è in paradiso, la Francia è sconfitta.

La favola svizzera

La favola svizzera non esiste, è una fake news. Chi vi parla di favola non merita rispetto, perché è il primo (o la prima) a non rispettare gli elvetici. La nazionale di Petkovic ha vinto perché ha messo in campo più grinta e determinazione degli avversari. Ha saputo valorizzare i propri punti di forza e mettere alle strette un’avversaria tecnicamente superiore anni luce. Ha vinto grazie all’overperfomance dei suoi singoli, che si sono esaltati nelle difficoltà che nella fase a gironi non erano così incombenti. Questo non accade nelle favole, accade quando si lavora duro e quando si crea un gruppo motivato e solido.

Tutto ciò che ne consegue è ugualmente romantico, anzi lo è di più. Le vittorie che nascono per caso sono diverse, meno belle, di quelle scaturite dall’impegno. Nell’immaginario collettivo gli svizzeri non sono certo i più emotivi, nè i più scomposti tifosi. Eppure, forse proprio perché viviamo nell’era dei meme, il post su Facebook della Radiotelevisione svizzera e la mataformosi del tifoso più conosciuto di Euro2020 acquisteranno una valenza simbolica (e romantica) che prescinderà il tempo.

Il revanchismo antifrancese

L’altra faccia della vittoria della Svizzera contro la Francia è stata la “godopoli” di tutti gli altri, permettete l’uso di un termine che ieri ha spopolato sui social. Si sono intrecciati diversi fattori, soprattutto in Italia, in parte svincolati tra loro. Da un lato la storica rivalità calcistica, culminata con le finali di Euro2000 e dei Mondiali del 2006, ha esacerbato la rivilità tra le due nazionali. Va da sé, quindi, che gli uni siano più sempre sull’attenti per gufare e godere dei fallimenti altrui.

Il 24 Giugno Fabien Barthez, estremo difensore francese proprio nella finale di Berlino, ha dichiarato: “L’Italia? Non mi piace. Ha giocato contro squadre non all’altezza in un girone semplice. Non ha nulla. Non farà molta strada, Francia e Belgio sono migliori.” Inutile dire che dopo cinque giorni l’Italia è ai quarti, la Francia invece è stata eliminata dalla Svizzera, una delle presunte squadre semplici da battere che gli azzurri hanno annichilito nella prima fase. Fa parte anche questo del gioco, dello spettacolo. Il moralismo è superfluo.

Sarebbe tuttavia ingiusto e ipocrita fingere che non ci sia, almeno mediamente, un’ostilità di matrice politico-nazionalista tra Italia e Francia, ma sarebbe veramente riduttivo ricondurre l’entusiasmo degli italiani per il risultato di ieri a questo. Almeno per due motivi. Il primo è collegato a quanto detto sulla Svizzera precedentemente, quando gli sfavoriti sconfiggono i favoriti, non solo del match ma addirittura del torneo, è naturale empatizzare per loro. Il secondo, invece, è puramente pratico. Se, e ripeto se, l’Italia dovesse battere il Belgio ai quarti, eviterebbe contrarsi in semifinale contro la squadra campione del mondo in carica, nonché rivale storica. Soprattutto considerato il percorso buono ma non brillante della Spagna di Luis Enrique e il 3-0 già rifilato alla Svizzera. Sono discorsi effetivamente prematuri, ma servono in parte a spiegare ciò che è accaduto. Speriamo che il nome dell’altra semifinalista diventi presto un nostro problema…

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