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REQUIEM AETERNAM – A EZIO BOSSO

21 Maggio 2020

Sergiu Celibidache diceva sempre che qualsiasi modo di articolare a parole il dolore sia inadeguato. E c’aveva ragione. Come si fa a scrivere un biglietto di condoglianze ed esprimere esattamente quello che si prova? Non si può. Un “Mi dispiace”basta davvero? Un “ti sono vicino” conforta veramente quanto vorremmo? No, assolutamente no. Per questo sono francamente in difficoltà. E quindi, visto che tutto quello che si dirà sarebbe comunque troppo poco vero, vorrei riempire questo scritto di musica, perchè la musica urla dove la parola fa silenzio.

Era più forte. E’ sempre stato più forte, di tutto e di tutti. Di quella neoplasia, della malattia, dell’opinione della gente. E noi eravamo certi che di qualunque cosa passasse attraverso, lui fosse semplicemente di più. Quei cerotti che portava sulle mani, quanto facevano male a vederli. Sembrava che lo rendessero  “cool”, ma raccontavano la tremenda verità a chi sapeva guardare. Eppure lui era più, persino della verità. Ormai c’aveva abituato male. Per questo è così difficile.

Era dedizione, era lotta, gioia, dolore, sudore, lacrime, terrore. Amore, per quello che faceva e per quelli che gli stavano attorno. Era l’emozione. Era la dimostrazione che vive davvero solo chi vuole vivere, ogni istante.

Era Beethoven, Brahms, Chopin, Bach, e Villa-Lobos, Mahler, Skrjabin e Tchaikovsky e tutti quanti. Ma era anche il bambino che apre per la prima volta il pianoforte, il ragazzo che non ha voglia di studiare e che se solo lo facesse chissà dove arriverebbe, la vedova che riscopre il passatempo di una volta.  

Era la passione che tutti i musicisti dovrebbero avere. Che tutti, uomini e donne dovrebbero avere, ma che in vero nessuno ha. Che cosa succederebbe se usassimo il 100% dell’emozione di cui siamo capaci? Il risultato sarebbe lui. Un’approssimazione per difetto però. Al suo livello non ci si sarebbe comunque arrivati.

Era la convinzione che se si vuole sottolineare qualcosa di importante nella vita, bisogna dirlo piano. Un “ti amo” detto su un divano la sera resta mille volte di più di uno urlato giù da una montagna sotto al sole. La dimostrazione che anche se la partitura della vita risolve in un accordo dissonante e mal calibrato, la penna in mano ce l’hai tu compositore. E se vuoi cominciare in Primo Tonica dopo le stanghette verticali, basta scrivere.

Ognuno di noi vive la propria “Sinfonia Eroica“, e se lasciamo che suoni liberamente, la nostra musica suona da sola. I movimenti sempre quattro sono: nascita, caduta, ritorno con scherzo e finale. E per quante volte si possa cadere, l’importante è rialzarsi sempre con lo scherzo pronto.

Non importa quanti pensieri affollino la nostra testa. Quanto inferiori, inadeguati o sfortunati possiamo sentirci. Esiste sempre, da qualche parte, un “fortissimo” da mettere in cuffia, per non sentire i fischi nelle orecchie. E soprattutto esiste sempre, da qualche parte, qualcuno che crede che non possiamo farcela. E mettere a tacere questo qualcuno deve essere il nostro fuoco, che ci brucia dall’interno.

Qualunque tragica vicenda noi stiamo vivendo, esiste sempre il Sogno di una Notte di Mezza Estate che ci cambia la vita. La Resurrezione non è prerogativa esclusiva dell’Aldilà, ma possiamo viverla già in questa vita. Esiste sempre un momento dove si tocca il fondo. Esiste sempre una “Sinfonia degli Addii”. Ma subito dopo bisogna scrivere la numero quarantasei, e molte altre ancora dopo di essa.

E infine, visto e considerato quello che è successo qualche giorno fa, non importa come la storia finisce. Perchè pure se tutto termina, persino dalla morte può scaturire l’arte. Dal ricordo delle note lasciate in eredità in mezzo a noi si può comporre la più bella delle Messe da Requiem.

Ogni esistenza è un’opera d’arte, l’ho sempre pensato. Credo farebbe piacere, ad Ezio, se accostassi la sua a una celebre composizione di Johann Sebastian Bach, la “Passione secondo Giovanni“. Il Maestro scrive un’opera monumentale, più di due ore di musica, ma allo stesso tempo piccola, recondita e intima. E’ un inno alla vita e alle sue difficoltà, una collezione di singoli episodi e di singole composizioni che nessuno conosce, ma che unite insieme dipingono un immagine che passerà alla storia, patrimonio dell’umanità, e che nemmeno il tempo potrà sbiadire. La “Passione secondo Ezio” è esattamente la stessa cosa. E se davvero quest’uomo è entrato nei nostri cuori, da domani dovremmo cominciare a studiarlo. Perchè la sua ultima nota diventi la nostra prima.

Requiem Aeternam dona ei, Domine.

Aufersteh’n, ja aufersteh’n wirst du, mein Staub,
nach kurzer Ruh!
Unsterblich Leben! Unsterblich
Leben wird Der dich rief, dir geben.
Wieder aufzublüh’n wirst du gesät!
Der Her der Ernte geht
Und sammelt Garben
Uns ein, die starben!

O glaube, mein Herz, O glaube:
es geht dir nichts verloren!
Dein ist, dein, ja dein, was du gesehnt!
Dein, was du geliebt, was du gestritten!

O glaube: du wardst nicht umsonst geboren!
Hast nicht umsonst gelebt, gelitten!

Was entstanden ist, das muß vergehen!
Was vergangen, aufersteh’n!
Hör’ auf zu beben!
Bereite dich zu leben!

O Schmerz! Du Alldurchdringer!
Dir bin ich entrungen!
O Tod! Du Allbezwinger!
Nun bist du bezwungen!
Mit Flügeln die ich mir errungen.
In Liebesstreben werd’ ich entschweben
Zum Licht zu dem kein Aug’ gedrungen.

Mit Flügeln die ich mir errungen,
Werd ich entschweben!
Aufersteh’n, ja aufersteh’n wirst du
mein Herz, in einem Nu!
Was du geschlagen
Zu Gott wird es dich tragen!»

Gustav Mahler – Sinfonia 2 “Resurrezione

2 Comments Leave a Reply

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