Il numero dei contagi si alza e il governo risponde. Sui giornali mille anticipazioni, in tv si discute di un decreto non ancora esistente. Nel caos informativo soltanto una certezza: per evitare il lockdown bisogna abolire la movida. Oggi il Presidente del Consiglio firma l’ennesimo Dpcm che non combatte il virus.
Si torna a parlare dei fantomatici Dpcm e future limitazioni causa Covid 19. Tralasciando le considerazioni sul metodo Casalino (sondare cosa ne pensa l’opinione pubblica facendo trapelare bozze di futuri provvedimenti), le intenzioni del governo sono ormai chiare: scaricare la colpa sui cittadini e farsi un bel bagno di irresponsabilità. Dopo un’estate passata unicamente a criminalizzare la movida, gli aperitivi e i giovani irresponsabili, è tempo per il governo di scrollarsi un po’ di responsabilità di dosso: si annuncia il divieto di sosta davanti ai locali dopo le 21 e la chiusura anticipata di pub, locali e ristoranti con servizio al tavolo a mezzanotte. Normalmente queste misure dovrebbero essere motivate da dati ed essere ragionevoli (ossia coerenti con lo scopo che si vuole perseguire), ma in fondo cosa ci aspettiamo da un governo che utilizza atti amministrativi per limitare le libertà personali?

E’ ormai famoso il meme del virus che aspetta le 24 per rincorrere la gente sul suo veicolo fatto di droplets. Farebbe ridere se non fosse una situazione tragica. Il governo continua ad imporre limitazioni arbitrarie e a volte contradditorie: non è meglio sostare all’aria aperta invece di tornare tutti insieme a casa? Eppure sappiamo che il rischio di contagio è maggiore nei luoghi chiusi, soprattutto se non ventilati. Secondo l’Istituto superiore della sanità il 77% dei focolai avviene tra le mura domestiche. Se le misure proposte dal governo non tornano con un semplice esercizio di logica, dati alla mano risultano ancora più ridicole.
A proposito, il ministro della salute Speranza, ospite a “Che tempo che fa”, dice la sua: divieto di feste private. Alla domanda di Fazio “come farete a controllare?” replica “noi lavoreremo con le forze di sicurezza affinchè la norma venga rispettata”. Il ministro dimentica che la polizia può violare il domicilio privato soltanto in presenza di un atto motivato dell’autorità giudiziaria (articolo 14 della Costituzione).
Da Marzo Conte non fa altro che inneggiare al miracoloso modello italiano: “Siamo, lo ricordo, il Paese che per primo, in Europa, è stato colpito più duramente dal coronavirus, ma siamo anche quelli che stanno reagendo con la maggior forza e con la massima precauzione, diventando giorno dopo giorno un modello anche per tutti gli altri.” Miracoloso perché è sorprendente come, dopo circa nove mesi, il governo non ha la benchè minima idea di cosa fare, infatti continua a prorogare lo stato di emergenza.
Un esempio eclatante è il disastro dei vaccini antinfluenzali: in assenza di un coordinamento di acquisto nazionale, le regioni si sono mosse in ordine sparso. Secondo il presidente della Fondazione Gimbe (fondazione non a fini di lucro che si occupa di “di favorire la diffusione e l’applicazione delle migliori evidenze scientifiche con attività indipendenti di ricerca, formazione e informazione scientifica.”) due italiani su tre non avranno accesso al vaccino. Cosa succederà quando le strutture ospedaliere dovranno fronteggiare anche l’influenza? Sarà ancora colpa dei giovani?
Se non abbiamo mai sentito parlare di un focolaio scatenato in una piazza, non si può dire la stessa cosa per le Rsa. I luoghi a cui si doveva prestare maggiore attenzione non sembrano costituire un problema per il governo che, come abbiamo visto, svia l’attenzione dell’opinione pubblica. Tra i tanti abbiamo casi di focolai nelle Rsa di Firenze, Palermo, Roma, Trento, Prato, Rubiera, Sordevolo, San Salvo. Un caso interessante, e poco riportato, è quello di Taranto: scoperto il primo positivo all’interno della Rsa di Ginosa, l’Asl decide di lasciarlo libero di contagiare gli altri. Per Emiliano va tutto bene. Deceduti 10 anziani.
Mentre scrivo Giuseppe Conte è in visita a Taranto per l’inaugurazione della nuova facoltà di medicina. Di tamponi se ne fanno generalmente pochi, ma per la salute del presidente si può fare una eccezione. Venerdì arriva agli studenti una mail della segreteria: obbligo di presentarsi presso “la Cittadella della Carità”, sabato 10 ottobre, per sottoporsi a tampone. Pena non poter partecipare alle lezioni. Un giorno di preavviso per studenti che arrivano da tutta Italia e che, per qualche strano motivo, non possono fare il tampone nella loro regione di provenienza.
Infine, a che servirà mai il distanziamento tra banchi a rotelle nelle scuole se per arrivarci si sta come sardine sugli autobus? La capienza massima dell’80% e l’obbligo di distanziamento di almeno un metro non sembrano funzionare dato il mancato aumento delle corse, nonostante questo sia stato definito “fortemente auspicabile” dalle ‘Linee guida‘ del trasporto pubblico del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Forse sono problemi di poco conto, magari al Covid non piace prendere il bus.
Brava Gaia. Il Re è nudo e con i tuoi occhi giovani si vede molto meglio.
Condivisibile, a meno della sottolineatura del caso riguardante i vaccini antinfluenzali che è una montatura ad arte (come il vaccino al ceppo influenzale dell’anno scorso possa aiutare a prevenire il covid è mistero) e a meno della mancanza di argomenti fondamentali come la scuola.
Tutta la negatività dell’organizzazione amministrativa e nella fattispecie del momento emergenziale sanitario ha origini vecchie quanto me.
È sicuramente dagli anni ’80 che una classe politica e una imprenditoriale sono complici di questo declino italiano.
L’ arrivo poi di Berlusconi negli anni novanta e la polverizzazione dei vecchi partiti e relative ideologie associate ad essi hanno fatto il resto.
Bisogniamo di una nuova legge elettorale, di un nuova Assemblea Costituente che trovi però altrettanti grandi nomi come quelli che ne fecero parte nel 1946 perché i “rottamatori” neo entrato in politica hanno dimostrato poca cultura e tanta similitudine con i “vecchi politicanti”.
È giovanissima e donna e le auguro di diventare una di quelle figure femminili che in Assemblea Costituente fecero tanto per reindirizzare l’Italia verso democrazia e modernità di visioni sociali.