Ragionare per assoluti è effettivamente proficuo per il dibattito pubblico? Chi parla di pensiero unico sembra cosciente di pensare con un unico pensiero incapace di ascoltare l’altro? Un pensiero diretto.
Sollevare la questione.
Ha davvero senso ragionare per assoluti? Credo di no, ma questo è solo il mio pensiero. Chiederanno i più: “cos’è un assoluto?”. La mia risposta è molto secca, forse non ancora abbastanza ponderata. Un assoluto è un concetto per il quale ogni altro concetto non merita di essere considerato, perché sciolto dal contesto. L’assoluto si pone, o meglio, pone chi in questo si rappresenta come sciolto dalla realtà. Voglio dire che la realtà è complessa e che non può essere scissa dalle parti che la compongono. Sarò esplicito. Prendiamo il discorso pronunciato da Giorgia Meloni in parlamento, quello in cui parlava della proroga dello stato di emergenza come deriva liberticida.
Un particolare tipo di assoluto. Vox populi vox dei.
Ci sono vari elementi da analizzare. Prendiamone alcuni: quello del vox populi vox dei, l’assenza di vera critica, un banale principio di identità. Prima di proseguire nella lettura ribadisco che questo è un personale pensiero, certo argomentato, ma assolutamente non esaustivo.
La vox populi vox dei è il motto che soggiace, tagliando con l’accetta, a quello che da qualche anno a questa parte definiamo populismo. Perché questo stanca? Stanca perché questo popolo ancora non si è ben capito chi sia. Vi chiedo: chi sono gli italiani? Nascere in Italia fa di me un italiano? Parlare italiano fa di me un italiano? Sapere che la Divina Commedia è composta da tre cantiche a loro volta composte da trentatré canti fa di me un italiano? O forse ha ragione Caparezza a dire che sono “nato qui perché qui mi ha partorito una figa?” e pertanto sono italiano? I dubbi persistono, eppure si parla a nome degli italiani. Per quanti parla la Meloni? I dati attuali dicono che il partito della Meloni parla a nome del 14,2% degli italiani. Certo che poco più del 14% del popolo italiano non rispecchia il pensiero di tutti gli italiani, eppure la retorica roboante sembra assolvere alla rappresentanza di un bacino molto più ampio. Così non è. Dunque perché il discorso sembra così efficace? Me lo sono chiesto più volte e l’unica risposta che sono riuscito a darmi è che si poggia su un assoluto: gli italiani.
Italiani brava gente.
Tutti noi ricordiamo l’ormai celebre discorso “sono Giorgia, sono una madre, sono italiana”, soprattutto per quel colpo di genio che è il remix di questo discorso. Facciamoci una risata, ma poi ragioniamo. Il discorso sembra un climax ascendente che calca sull’ultimo termine dell’asserzione, italiani, appunto. Chi sono questi italiani? La domanda per quanto semplice non è banale, a mio avviso. Come anticipato sopra non è univoco il discrimine per fare una cernita degli italiani e dei non italiani, eppure la Meloni lo rende possibile, come? Con l’assenza della critica, del discernimento, del discorso che cerca di comprendere l’opposto. Italiano è chi è nato in Italia, forse. Eppure, sì questo potreste averlo letto su qualunque vignetta su Facebook, ci sono immigrati che azzeccano i congiuntivi meglio degli italiani stessi. Il problema è forse il colore della pelle? Mi auguro di no, ma lascio il “beneficio” del dubbio a Giorgia e al 14% degli italiani e a una leggerezza di valutazione da parte loro. Si ravvederanno. Il problema per me è semplicemente capire chi siano questi italiani e qualcuno potrebbe dire “coloro i quali hanno la cittadinanza italiana”. Benissimo. Parliamo allora di cittadinanza, qualcosa che si può ottenere salvo il soddisfacimento di particolari requisiti, essere cristiani viene già posto fuori dalla questione. Giorgia lo vedi che ragionare per assoluti stanca? Che senso ha affaccendarsi dietro cose che neanche esistono? Per essere brava gente non serve essere italiani nati in Italia, basta corrispondere ad alcuni requisiti.
Troppo sudore per nulla.
“Eppure il lavoro ce lo tolgono” dirà qualcuno. Ce lo tolgono chi? La Meloni parla di immigrati che vengono lasciati liberi di aggirarsi per l’Italia nonostante alcuni italiani abbiano avuto un duro contraccolpo economico a causa del lockdown. Sia chiaro che qui non è messa in discussione la difficoltà in cui sono incappati migliaia di cittadini e lavoratori italiani a causa del Coronavirus. Non sono certo un negazionista degli effetti nefasti del Covid-19. Mi chiedo semplicemente: ha senso incolpare gli immigrati della crisi economica causata dal Covid-19? All’assoluto sembra aggiungersi un altro assoluto: gli immigrati. Okay, riconosco che definire il concetto di immigrato è più semplice, eppure qui mi sembra si ricada in una fallacia ad hominem e in una scarsa comprensione della correlazione causa-effetto. La fallacia ad hominem sussiste nel momento in cui l’assoluto immigrato portatore di Covid-19 venga preso, appunto, come concetto assoluto. Se immigrato diventa sinonimo di portatore di Covid-19 ecco che il danno è fatto, abbiamo un nuovo concetto assoluto su cui nessuno vorrà più mettere bocca. Ciò che questo tipo di fallacia supporta è la totale esclusione della problematizzazione della questione dell’immigrazione, l’assolutizzazione del termine e la creazione di un nemico nei confronti di quell’altro assoluto poco chiaro. Italiani versus Immigrati è un round perso in partenza finché a sfidarsi sono due concetti non affrontati seriamente, troppo sudore per nulla.
Gli assoluti.
Il mio pensiero sta per concludersi, l’asserzione è che gli assoluti facciano male, stanchino e alla fine del discorso, causa stanchezza facciano perdere lucidità. Le energie vanno dosate bene, impiegate per alimentare sia il cervello che la pancia e scegliere con cosa parlare a seconda del contesto. Se il discorso resta meramente politico, scusate il cinismo, ha perfettamente senso quello che ha detto la Meloni; del resto le percentuali servono e serve che crescano. Se invece, ed è ciò che sinceramente auspico, c’è l’esigenza di problematizzare e discutere gli assoluti diventano un utile esercizio per comprendere ciò che bisogna evitare, o comprendere meglio, durante il discorso pubblico: del resto l’assoluto del discorso non si cura delle percentuali, ma solo di sé stesso e per questo è un verso assoluto. Discutere e non sbraitare evita di stancarsi, permettendo di lasciare spazio alle cose importanti: i problemi da affrontare.