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LA STELLA DI DAVID E L’ARCOBALENO: ISRAELE E LA COMUNITÀ LGBT

La settimana appena trascorsa ha visto lo svolgersi di una delle manifestazioni pubbliche più celebri e partecipate di Israele: l’annuale parata del Pride di Tel Aviv, che ha chiamato a raccolta oltre 170.000 persone da tutto il Paese per le strade di quella che è la sua città più vivace e dinamica. Tel Aviv, d’altronde, è la celebrazione della diversità come ricchezza e ne ha fatto un suo tratto caratteristico in tutte

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FILIBUSTER: STORIA E PROSPETTIVE DI RIFORMA

All’indomani della sparatoria a Uvalde, Texas, si infiamma in America il dibattito sulla regolamentazione delle armi da fuoco. Il paese è politicamente diviso: alle richieste di limitare l’accesso alle armi d’assalto dei Dems si contrappone l’opposizione Repubblicana di matrice libertaria al grido di “Guns don’t kill people. People kill people.” E sebbene posizioni simili siano minoritarie nel Paese, le prospettive di effettive riforme legislative sembrano essere limitate. Il tema delle

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Quattro domande a Giorgio Comai

Un paio di settimane fa Giorgio Comai, che è un esperto di questioni post-sovietiche, ha scritto questo pezzo molto bello sulla guerra e su quello che accadrà dopo, quando bisognerà riallacciare dei rapporti con la Russia. Gli ho fatto quattro domande. Enrico Zappatore: Più o meno due mesi fa Paul Berman per «Linkiesta» ha scritto questa cosa: «[…] Putin non è stato più abile di Chruščëv e di Brežnev nel

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L’UE ATTIVA IL MECCANISMO STATO DI DIRITTO CONTRO L’UNGHERIA: WHAT’S NEXT?

Pochi giorni dopo la conferma di Orbán alla guida del Paese, la Commissione europea ha annunciato l’avvio del meccanismo di condizionalità che subordina l’erogazione dei fondi europei al rispetto dello Stato di diritto nei confronti dell’Ungheria.  A quasi un anno e mezzo dall’entrata in vigore del Regolamento 2020/2092, infatti, la presidente della Commissione europea ha incaricato il Commissario per il Bilancio Hahn di inviare una notifica formale all’Ungheria per informare

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La guerra in Ucraina e l’energia

Al momento al centro del dibattito pubblico vi è senza dubbio il conflitto in Ucraina: la guerra nel paese est europeo è il tema che, giustamente, monopolizza le trasmissioni televisive e i notiziari, riuscendo addirittura nell’ardua impresa di scalzare il COVID come argomento più trattato dai media. Questo delicato tema ha però anche fatto sì che tutte quelle questioni considerate da molti secondarie siano accantonate: tra gli altri, il tema

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La guerra in Ucraina mette alla prova la partnership Russia-Cina

La guerra in Ucraina ha messo in luce un atteggiamento ambiguo della Cina, schiacciata dall’obbligo di non isolare il ‘quasi’ alleato russo e non compromettere ulteriormente le già tese relazioni politiche ed economiche con gli Stati Uniti e l’Occidente. La guerra in Ucraina sarà un difficile test per dimostrare la solidità della partnership sino-russa. Dichiarazione Congiunta del 4 febbraio Non è trascorso molto tempo dallo scorso 4 febbraio. In quella

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GIORNALISMO E GUERRA IN UCRAINA – INTERVISTA A IRYNA MATVIYISHYN

La guerra in Ucraina ha portato conseguenze nefaste in ogni settore, dall’economia fino all’energia, passando per i diritti umani. C’è però un altro ambito che è radicalmente cambiato da quel 24 febbraio, ed è il giornalismo: in Italia, in Ucraina, in ogni altra parte del globo, tutti i media hanno cominciato a dedicarsi quasi esclusivamente a questo tragico fenomeno.  Ed è proprio grazie ai giornalisti e ai corrispondenti esteri a

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Viktor Orbán, sultano autoritario e illiberale d’Ungheria

Viktor Orbán è considerato la pecora nera dell’Unione Europea. La deriva verso cui il Primo Ministro ungherese ha portato il suo paese, lontano dai valori che l’UE stessa si prefigge, preoccupa da anni molti osservatori occidentali. Il regime di Orbán, rinnovato di recente dalle elezioni che lo hanno visto trionfare, disprezza lo Stato di diritto, fidelizza i media e perseguita avversari politici e minoranze. Nato in un villaggio fuori Budapest,